ER PAPA DE MO'

Er Papa d'oggi, Iddio lo bbenedichi,
È un omo, crede a mmé, arissettatello.
È un papetto de core e de sciarvello
D'avé in ner culo l'antri Papi antichi.
    E ggnisuno pò ddì cche nun fatichi:
Ché nun fuss'antro questo, poverello,
Quanti lavori ha ffatti fà in Castello
Pe ssarvacce la panza pe li fichi.
    Lui se veste da sé: llui sarispojja:
Lui tiè in testa quer pezzo de negozzio
Che cce vorebbe sotto la corojja.
    Lui trotta: lui 'ggni ggiorno empie un cestino
De momoriali... E ddichi che sta in ozzio,
Quanno, cristo-de-ddio, pare un facchino!

                                                16 novembre 1833

                          Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

Il Papa di adesso  Il Papa d'oggi, Dio lo benedica, è un uomo, credi a me, a modo. ÿ un papetto di cuore e di cervello da metterlo nel culo agli altri Papi del passato. E nessuno può dire che non fatichi: non fosse altro questo, poverello, quanti lavori ha fatto fare in Castello per salvarci. Lui si veste da sé: lui si rispoglia: lui tiene in testa quel pezzo d'articolo che ci vorrebbe sotto il sostegno imbottito. Lui si dà da fare con impegno: lui ogni giorno riempie un cestino di memoriali... E dici che sta in ozio, quando, cristo-di-dio, sembra un facchino!

Il Papa attuale

Il Papa d'oggi, Dio lo benedica, è un uomo, credi a me, a modo. È un papetto di cuore e di cervello da metterlo nel culo agli altri Papi del passato. E nessuno può dire che non fatichi: non fosse altro questo, poverello, quanti lavori ha fatto fare in Castello per salvarci. Lui si veste da sé: lui si rispoglia: lui tiene in testa quel pezzo d'articolo che ci vorrebbe sotto il sostegno imbottito. Lui si dà da fare con impegno: lui ogni giorno riempie un cestino di memoriali... E dici che sta in ozio, quando, cristo-di-dio, sembra un facchino!