RICCIOTTO DE LA RITONNA

    Chi? Vvoi? dove? co quella propotenza?
Voi sete er gruggno de spaccià cqui accosto?
Voi cqua, pper dio, nun ce piantate er posto
Manco si er Papa ve viè a ddà lliscenza.
    Via sti canestri, aló, bbrutta schifenza.
E cc'è ppoco co mmé da facce er tosto,
Ch'io sò ffigura de maggnatte arrosto
E mme te metto all'anima in cusscenza.
    Si tte scechi de fà 'n'antra parola,
Lo vedi questo? è bbell'e ppreparato
Pe affettatte er fiataccio in ne la gola.
    State pe ttistimoni tutti quanti
Che sto ladro de razza m'ha inzurtato
E mm'è vvienuto co le mano avanti.

                       1 febbraio 1835

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Il Sonetto letto dall'attore M. Mosetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

RICCIOTTO DELLA ROTONDA

Chi? Voi? con quella prepotenza? Voi avete il grugno di vendere qui vicino? Voi qua, per dio, non ci mettete il posto neanche se il Papa vi viene a dare la licenza. Via questi canestri, andiamo, brutta schifezza, e c'è poco con me da farci il duro, ch'io sono tipo da mangiarti arrosto e mi ti metto sull'anima sulla coscienza. Se ti cechi di fare un'altra parola, lo vedi questo? è bello e preparato per affettarti il fiataccio nella gola. State per testimoni tutti quanti che questo ladro di razza m'ha insultato e m'è venuto con le mani avanti.

Per saperne di più

Ricciotto, secondo la note del Belli, era un litigioso rivenditore di commestibili del mercato situato in piazza della Rotonda presso il Pantheon.
Il Vasi ci ha lasciato un'acquaforte raffigurante Piazza della Rotonda con   l'edificio del Pantheon che si presenta con i cancelli settecenteschi destinati ad impedire lo sconfinamento nel portico dei commercianti alimentari del  mercato che, per un periodo, fu trasferito nella vicina piazza di Pietra.
Erano presenti anche banchetti dei friggitori che offrivano, con grida di richiamo, le loro fritture di pesce o di ciambelle e vedevano la loro apoteosi il 19 marzo per la festa di S. Giuseppe: una vera e propria sagra della frittura durante la quale i tradizionali bignè di S. Giuseppe venivano presentati disposti in grandi piatti con ghirlande i fiori primaverili tra candelabri, simili a quelli degli altari, che di sera creavano un'atmosfera particolare per lo scintillio delle fiammelle riflesse da specchi messi tra le ghirlande.
La domenica mattina all'alba nella piazza arrivavano i braccianti che, dopo avere camminato tutta la notte dalla campagna a Roma, aspettavano di essere ingaggiati per qualche giornata di lavoro. Combinato il compenso, completavano le provviste necessarie ai giorni di lavoro facendo la spesa dai fornai  e dai salumai.
Nella laterale Salita dei Crescenzi erano presenti molti negozi di  norcini, alcuni dei quali furono condannati, nel 1638 da papa Urbano VIII, ad essere “mazzolati, sgozzati e squartati in Piazza della Rotonda” per avere confezionato ottimi salumi ma che avevano il difetto di essere stati prodotti mescolando alla carne di maiale anche la carne di uomini da loro assassinati. Tale misfatto si è ripetuto nel XIX secolo.
( Coen, 2006; Rendina, 2007; Rossetti, 2006; SugarCo,1980– vedi Bibliografia nella Homepage)

Bignè di S. Giuseppe

100 g. di farina
50 g. di burro
3 uova
2 cucchiai di zucchero
la scorza grattugiata di un limone
zucchero a velo vanigliato quanto basta
olio extravergine d’oliva quanto basta
crema pasticcera quanto basta

In una pentola antiaderente versa 1 bicchiere di acqua fredda, aggiungi il burro e un pizzico di sale. Mettila sul fuoco e fai bollire; levala dal fuoco e aggiungi subito tutto d'un colpo la farina.
Gira bene il tutto con un cucchiaio di legno e rimetti la pentola sul fuoco moderato. Continua a lavorare in modo deciso  l’impasto fino ad ottenere un composto compatto ed elastico che si stacca facilmente dalle pareti della pentola. Levala dal fuoco e falla intiepidire.
A questo punto incorpora le uova, dopo averle sbattute bene, versandole una per volta a filo e mescolando per farle amalgamare all’impasto, badando di non aggiungere l'uovo successivo finché non è stato incorporato il precedente. Continua a lavorare l’impasto fino a quando inizieranno a formarsi delle bolle. Aggiungi lo zucchero, la scorza grattugiata del limone e continua a lavorare l’impasto.
Togli il composto dalla pentola, forma una palla, coprila con un telo e lasciala riposare al fresco per circa 30 minuti o più.
Prendi una padella alta e capiente e metti l’olio a scaldare. Quando è ben caldo mettici dei pezzi di pasta grandi come una noce. Falli friggere a fuoco moderato agitando la padella di tanto in tanto per non farli attaccare.
Quando vedi che i bignè si gonfiano aumenta il calore del fuoco, levali dall’olio quando saranno dorati e mettili ad asciugare sulla carta assorbente.
Riabbassa la fiamma prima di aggiungere le successive palline di pasta e ripeti l’operazione.
Metti in una siringa per dolci la crema pasticcera preparata precedentemente e riempi i bignè. Per finire cospargili con  zucchero a velo.