ER CULISEO. II

    E nnò ssortanto co mmajjoni e ttori
Cqui se ggiostrava, e sse sparava bbòtti,
Ma cc'ereno cert'antri galeotti
Indifferenti dalli ggiostratori.
    Se chiamava sta ggente Gradiatori,
E ll'arte loro era de fà a ccazzotti.
Ste panzenére co li gruggni rotti
Daveno assai da ride a li siggnori.
    Un de sti bbirbi, e mme l'ha ddetto un prete,
Cuscinò cor un puggno un lionfante,
Eppoi se lo maggnò, ssi cce credete!
    Je danno nome o Mmelone o Rrugante;
Ma, o ll'uno o ll'antro, mai tornassi a mmete
Nu lo vorrebbe un cazzo appiggionante.

                      Terni, 4 ottobre 1831


Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

IL COLOSSEO. II

E non soltanto con majoni e tori qui si giostrava, e si sparava fuochi d'artificio, ma c'erano certi altri galeotti differenti dai giostratori. Si chiamava questa gente Gladiatori, e il mestiere loro era di fare a pugni, questi briganti con le facce sfregiate davano molto da ridere ai signori. Uno di questi cattivi soggetti, e me lo ha detto un prete, uccise con un pugno un elefante, e poi se lo mangiò, se ci credete! Gli danno nome o Melone o Rugante; ma, o l'uno o l'altro, mai tornasse a mietere non lo vorrei mai inquilino.

Per saperne di più

Il Mausoleo d'Augusto fu costruito nel 28 a.C. come tomba circolare con un monticello coltivato a cipressi e due obelischi all'ingresso, oggi in piazza del Quirinale e piazza dell'Esquilino.
Ha cambiato più volte funzione: roccaforte dei Colonna nel XII sec., cava di travertino nel XIII e XIV sec., orto e giardino, arena per giostre di tori dalla fine del XVI sec. al 1888, magazzino, sala da concerti.
Nel 1930 venne riportato alla sua originaria struttura come monumento archeologico ma contestualmente, per creare la classicheggiante piazza Augusto Imperatore che lo isolasse, allo smantellamento dell'antico quartiere che vi gravitava intorno.
L'Anfiteatro di Corèa, annesso al palazzo di proprietà dei marchesi di Correa,  risultò da una delle tante trasformazioni del Mausoleo d'Augusto: venne adattato ad arena per le giostre, con lotte di tori contro uomini e cani, e spettacoli di fuochi artificiali detti "fochetti".
Goethe scrisse che poteva contenere dalle quattro alle cinquemila persone (Viaggio in Italia, parte II, 16 luglio 1787).