ER VOTO

    Senti st'antra. A Ssan Pietro e Mmarcellino
Sce stanno scerte moniche bbefane,
C'aveveno pe vvoto er contentino
De maggnà ttutto-cuanto co le mane.
    Vedi si una forchetta e un cucchiarino,
Si un cortelluccio pe ttajjacce er pane,
Abbi da offenne Iddio! N'antro tantino
Leccaveno cor muso com'er cane!
    Pio Ottavo però, bbona-momoria,
Che vvedde una matina cuer porcaro,
Je disse: "Madre, e cche vvò ddì sta storia?
    Sete state avvezzate ar monnezzaro?!
Che vvoto! un cazzo. A ddio pò ddàsse groria
Puro co la forchetta e ccor cucchiaro."

              Roma, 2 febbraio 1833

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Il Sonetto letto dall'attore M.Mosetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

IL VOTO

Senti quest'altra. A San Pietro e Marcellino ci sono certe monache befane, che avevano per voto il sovrappiù di mangiare tutto quanto con le mani. Vedi se una forchetta e un cucchiaino, se un coltellino per tagliarci il pane, abbia da offendere Iddio! Un altro tantino leccavano col muso come il cane! Pio Ottavo però, buona memoria, che vide una mattina quel porcile, disse loro: “Madri, e che vuol dire questa storia? Siete state abituate all'immondezzaio?! Che voto! Un cazzo. A dio si può dare gloria pure con la forchetta e col cucchiaio.

Per saperne di più

La Chiesa di SS. Pietro e Marcellino si trova lungo l'asse tardo cinquecentesco di via Merulana (possedimenti dei Meruli) che congiunge le piazze di S. Maria Maggiore e di S. Giovanni in Laterano con rispettivi colonna (proveniente dalla basilica di Massenzio) e obelisco (proveniente dal Circo Massimo).
Il monastero annesso era occupato dalle Carmelitane Scalze che, come tutte le appartenenti ad un ordine mendicante, avevano nelle loro regole disposizioni molto particolari.
Befana in senso figurato per donna vecchia, brutta, antipatica.
Pio VIII, rimasto nella memoria popolare come Papa molto grasso ma senza particolari connotazioni negative, era morto dopo soli venti mesi di papato ed era prima succeduto al più feroce antiliberale Leone XII, che aveva chiuso i teatri, chiuso la sera i portoni del ghetto e avversato la scienza fino a vietare i parafulmini e la vaccinazione antivaiolosa, e poi seguito dall'attuale Gregorio XVI, che non era riuscito a moderare certi eccessi né a correggere i vistosi abusi e la corruzione. Venne descritto da D'Azeglio come “grasso, grasso, con le gote cascanti” e dal Belli stesso “... Cazzo matto imbottito de carne de sarcicce!” nel Sonetto PIO OTTAVO  del 1 aprile 1829.
(Introduzione e note di B. Cagli, Newton Compton, 1980 – vedi Bibliografia nella Homepage)