CAMPIDOJJO

    Ecchesce ar Campidojjo, indove Tito
Venné a mmercato tanta ggente abbrea.
Questa se chiama la Rupa Tarpea
Dove Creopatra bbuttò ggiù er marito.
    Marcurèlio sta llà ttutto vestito
Senza pavura un cazzo de tropea.
E un giorno, disce er zor abbate Fea,
C'ha da èsse oro infinamente a un dito.
    E ssi ttu gguardi er culo der cavallo
E la faccia dell'omo, quarche innizzio
Già vvederai de scappà ffora er giallo.
    Quanno è ppoi tutta d'oro, addio Donizzio:
Se va a ffà fotte puro er piedistallo,
Ché amanca poco ar giorno der giudizzio.

               10 settembre 1830

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

CAMPIDOGLIO

Eccoci al Campidoglio, dove Tito vendette al mercato tanta gente ebrea. Questa si chiama la Rupe Tarpea dove Cleopatra buttò giù il marito. Marco Aurelio sta là tutto vestito senza paura un cazzo di temporali improvvisi. E un giorno, dice il signor abate Fea, ci deve essere oro fino a un dito. E se tu guardi il culo del cavallo e la faccia dell'uomo, qualche indizio già vedrai scappare fuori il giallo. Quando è poi tutta d'oro, addio Dioniso: si va a fare f0ttere pure il piedistallo, perché manca poco al giorno del giudizio.

Per saperne di più

Secondo il Belli, il popolo credeva che la statua equestre di Marco Aurelio fosse d'oro rivestito da uno strato superficiale non prezioso che si andava consumando nel tempo: il giorno del giudizio universale era previsto per quando l'oro sarebbe stato tutto visibile. La leggenda voleva anche che la civetta, raffigurata nel ciuffo di peli tra le orecchie del cavallo, si sarebbe messa a cantare dandone così l'annuncio.
Naturalmente il giallo, visibile nelle parti protette, era il residuo della doratura originaria.
Questa statua, che prima era in piazza del Laterano, fu collocata nel centro di questa piazza nel 1538 da Paolo III su suggerimento di Michelangelo che ne disegnò il basamento. A quella data risaliva anche l'istituzione della carica onorifica di "Custode del Cavallo" su nomina papale, molto ambita dai nobili romani.