L'OCHE E LI GALLI
Ar tempo de l'antichi, in Campidojjo,
Dove che vvedi tanti piedestalli,
Quell'ommini vestiti rossi e ggialli
C'ingrassaveno l'oche cor trifojjo.
Ecchete che 'na notte scerti galli
Viengheno pe ddà a Rroma un gran cordojjo:
Ma ll'oche je sce messeno uno scojjo,
Che svejjorno un scozzone de cavalli.
Quell'omo, usscito co la rete in testa
E le mutanne sole in ne le scianche,
Cacciò li galli e jje tajjò la cresta.
Pe cquesto caso fu che a ste pollanche
Er gran Zenato je mutò la vesta,
Ch'ereno nere, e vvorze falle bbianche.
Terni, 4 ottobre 1831
Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti
Dai versi in romanesco alla prosa in italiano
L'OCHE E I GALLI
Al tempo degli antichi, in Campidoglio, dove vedi tanti piedistalli, quegli uomini vestiti rossi e gialli c'ingrassavano le oche con il trifoglio. Eccoti che una notte certi galli vengono per dare a Roma un grande cordoglio: ma le oche gli ci misero uno scoglio, che svegliarono un allevatore di cavalli. Quell'uomo uscito con la rete in testa e le mutande sole nelle gambe, cacciò i galli e gli tagliò la cresta. Per questo caso fu che a queste pollastre il gran Senato gli mutò la veste, ch'erano nere, e volle farle bianche.
Per saperne di più
Nel cortile del palazzo dei conservatori vi sono basamenti e statue di varia provenienza.
Vestiti in rosso e giallo con largo berretto alla spagnola erano i "Fedeli": valletti della Camera Capitolina dei Conservatori di Roma, tutti di Vitorchiano (paesino del Viterbese), il cui "servizio onorifico" risaliva al 1262 a riconoscimento del loro atto di patriottismo, consistito nel pagare personalmente, con enormi sacrifici, il riscatto dovuto per un debito contratto dal Senato Romano e per il quale il loro paese era stato dato in pegno.
Con "figlio dell'oca bianca" a Roma s'intende uno che gode di particolari privilegi. Quando uno pretende qualcosa che non gli spetterebbe: " E che sei il figlio dell'oca bianca?"